lunedì 3 maggio 2010

In libreria: "Scendo.Buon proseguimento" di Cesarina Vighy

Per una volta voglio parlarvi di un libro serio.
Chi mi segue da un pò sa bene che questo blog si occupa generalmente di un certo tipo di letteratura che viene considerato prettamente di svago. Ogni tanto però piace anche a me occuparmi e presentare libri più impegnativi ma non per questo meno belli, anzi.
E' così che vorrei parlarvi di un altro genere lettarario che,spero, possa in qualche modo interessarvi, ovvero quello biografico. L'altro giorno la Fazi Editore mi ha inviato una email proponendomi di parlare in questo spazio di un libro uscito la scorsa settimana: trattasi di "Scendo.Buon Proseguimento"di Cesarina Vighy che, apprendo ora da booksblog, è morta proprio in questi giorni dopo essere stata ammalata di SLA per diversi anni. La Vighy è diventata famosa con il libro "L'ultima estate"", vincitore del premio Campiello nel 2009 e finalista del premio Strega nello stesso anno, dove racconta,sotto forma di romanzo, il suo calvario nell'affrontare la malattia che l'ha colpita.

Titolo: Scendo. Buon proseguimento (introduzione di Vito Mancuso)
Autore: Cesarina Vighy
Editore: Fazi
Pagine: 434
Prezzo: 18.00€




Questo libro insolito, intimo, curioso, riunisce un corpus di mail di Cesarina Vighy. Raro e vivido esempio di scrittura epistolare moderna, la raccolta, dalla notevole tenuta narrativa, si legge come un romanzo per la coerenza dello stile e l'estrema varietà dei registri.
Attraverso la cronaca di eventi piccoli e talvolta piccolissimi, l'insieme di questi micro testi racconta per frammenti il parallelo progredire di una sindrome che priva a poco a poco della parola e la genesi, l'ideazione, la stesura dell'Ultima estate, il romanzo d'esordio pubblicato nel 2009 con cui Cesarina ha vinto il Premio Campiello opera prima imponendosi nella cinquina dello Strega.
Nelle mail, difficoltà, invalidità, dolori, procedono di pari passo con l'affermazione di sé e il successo pubblico, vissuti dall'autrice dallo spazio ristretto di una stanza cui la malattia e la conseguente decisione di negarsi al mondo l'hanno confinata. Nei mesi delle recensioni, delle tante attestazioni di affetto, degli inviti, cui lei non può aderire - sostituita ogni volta dalla figlia Alice -, il computer è l'unico mezzo di comunicazione possibile; grazie ai meccanismi della posta elettronica, Cesarina detta Titti invia messaggi, mette in copia, inoltra allegati, creando una piccola rete di amici cui dedicare anche poche parole quando le forze lo consentono. A raccogliere stati d'animo e sensazioni ci sono -in rappresentanza del mondo- l'amico d'infanzia, il cugino “svedese”, la confidente che crede in Dio, quella che non crede, fino all'immaginario professore di letteratura, alter ego scherzoso per i giochi pseudo-filologici con Alice. Rimandati da una mail all'altra, da un destinatario a un altro, i più intimi tra i corrispondenti diventano così veri e propri personaggi come Giancarlo, il premuroso marito lunatico, Ernesto, il piccolo nipote musicista, i gatti, figure del piccolo universo ricreato di colei che scrive.
Avanza intanto il blocco fisico e l'incapacità di comunicare se non per iscritto. Nella strenua difesa della propria identità di fronte al decadimento fisico, lo stile diventa un valore irrinunciabile,  mantenuto intatto dalla prima all'ultima mail. Precisazioni al limite del maniacale, citazioni colte, modi di dire familiari e alcune poesie si alternano con naturalezza e ad emergere prepotente è un black humour che stupisce e insieme diverte per il carattere di elegante imprevedibilità. La scrittura stabilizza e toglie tensioni e a prevalere è la volontà del bene: per l'amore come forza e frutto di intelligenza ordinata, spiccano senz'altro le mail “alla figlia ritrovata” con i consigli di una madre a sua volta ritrovata: lucida, dolce, saggia e, paradossalmente, proprio ora che il corpo cede e lo spirito è ridotto a pura voce, completa.


Per quanto riguarda "L'ultima estate" vi lascio la sinossi del libro:

Da dove arriva la voce di Zeta? Apparentemente dal luogo più inabitabile e muto: la malattia, in quel punto estremo che toglie possibilità, respiro, futuro. Ma è solo apparenza: questa voce proviene dal nucleo più irriducibile e infuocato della vita. Che non tace, non cessa di guardare e amare. E anzi, comincia qualcosa: a scrivere.
Con una lingua nitida, a tratti feroce, mai retorica, attraversata da una vena di sarcasmo che non concede nulla alla pietas, l’autrice affronta il più evitato degli argomenti: la sofferenza. Mai, lungo queste pagine, si può dimenticare che è malata, gravemente. Però basta uno spiraglio della finestra in cucina a far entrare un platano o un merlo. C’è una Gatta fedele, indulgente, comprensiva. C’è una esistenza verso cui – Zeta non lo direbbe mai e certamente si rifiuta perfino di pensarlo – si può nutrire un orgoglio felice. Segnata com’era, ora finalmente appare bella. E piena di sogni, ricordi, fantasmi, di intelligenza. Non degenera: può sfidare il peso dei rimorsi del passato e l’orrore dei sintomi di oggi, ironicamente e fieramente: «Dicono che si nasca incendiari e si muoia pompieri. A me è successo il contrario: brucerei tutto, adesso». Lo fa in questo libro singolare: piccolo auto da fé e magnifico inno alla vita che era ed è.


1 commento:

  1. Infatti proprio stamattina credo di aver visto il libro in libreria e poi tornata a casa ho letto della scomparsa dell'autrice. Mi ha fatto provare una strana sensazione: come è fragile la vita umana, come la pagina scritta ti permetta, però, di sopravvivere a te stesso.

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